L’interesse dell’Osservatorio dell’Appennino Meridionale per il comparto funghi e tartufi ha origine dalla stesura dei progetti di sviluppo del marketing territoriale per la dorsale appenninica, punto centrale delle attività istituzionali avviate fin dal 2001.

Negli anni a seguire, l’accresciuta attenzione per le fonti di reddito provenienti dagli areali boschivi ha evidenziato l’opportunità di aprire un focus sul tartufo campano, prodotto che, per quanto poco conosciuto mostra di essere in grado di sviluppare un notevole interesse da parte dei raccoglitori in forza della costante domanda espressa dagli estimatori di questo prodotto che, tranne rare eccezioni, è stato per troppo tempo considerato alloctono rispetto ai territori della Campania.

La diffusa pratica di rastrellare il tartufo nostrano per poi rivenderlo sui mercati di maggior consumo ha rischiato di cancellare le origini di questo prodotto e, conseguentemente, ritardato gli ordinamenti relativi alla tutela eco ambientale, la disciplina delle modalità di raccolta, il monitoraggio del comparto, sia in termini di unità impegnate che di stima del complessivo peso economico.

A conferma di ciò, l’esame delle interviste realizzate a Napoli nel marzo 2011 a un campione di età variabile tra i 30 e i 50 anni ha rivelato che solo 20 persone  su 240 alla domanda “Conosce il tartufo campano?” hanno risposto affermativamente. Il restante 90% alloca il tartufo invariabilmente nel territorio di Alba, rari i casi di risposta riferita ad altri territori.

È sufficiente questo campione occasionale su soggetti di varia estrazione sociale per comprendere quanto sia ampio il target potenziale cui rivolgere una costante azione informativa per la  valorizzazione del tartufo autoctono.

Coordinamento: prof. Aurelio Tommasetti

Gruppo di Lavoro: dott. Antonello Saccomanno

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